I Fratelli Barollo rompono gli schemi del vino: l'articolo del Corriere del Veneto
Barollo non è una cantina storica, anzi. A seguirla è ancora la prima generazione della famiglia. Marco e Nicola hanno deciso di aprire la società spinti dalla passione del padre Alfredo per i vini e lo hanno fatto nel 2001, alla vigilia del cambiamento epocale in cui moriva la lira e nasceva anche in Italia l’euro. Originari di Padova, i due fratelli hanno deciso di rompere gli schemi e scommesso sul risultato di terreni poco valorizzati per la loro posizione, quelli della pianura fra Venezia e Treviso, in un’area dove ancora non c’era il passante di Mestre che ha dato un po’ di respiro al traffico del Nordest. Sui vini avevano già le idee chiare e per le loro etichette si sono affidati dal 2007 al numero uno degli enologi: Riccardo Cotarella ha sposato il progetto, che ha convinto da subito gli esperti e le guide.
Lo Chardonnay, che fa dieci mesi di affinamento in barrique, ha vinto un premio internazionale già nel 2006. Poi è arrivato il vino divenuto un’ icona, il Frank, un cabernet franc in purezza, che continua a prendere i Tre Bicchieri del Gambero Rosso. L’ultimo nato, presentato in anteprima a Padova, la città in cui la famiglia Barollo ha le proprie origini, è il Pinot Nero. Un vino che esprime il pinot nero in purezza, affinato in legno per 18-20 mesi. Davanti a un calice del nuovo nato Cotarella si è subito chiesto: «Chi ha detto che questa non è una zona vocata? L’Italia è un Paese di giardini infiniti, ogni zona ha il suo dialetto vitivinicolo».
Così, dopo la sapidità dello Chardonnay e la forza del Frank, i fratelli Barollo scommettono sull’eleganza del Pinot nero in una zona dove sono veramente rari i vigneti che non sono piantati a glera. Anche questa volta, i fratelli rompono gli schemi per guardare al futuro. Con il cuore che guarda al passato e a quella scelta di investire lungo la linea tracciata da papà Alfredo.